SANITA' POLITICA PENSIONI PACE LAVORO CONTATTI
 
 
 

Gli scienziati sulla sanità pubblica «Crisi grave,  assistenza a rischio» Dal Nobel Parisi a Mantovani, l’appello di 14 ricercatori: servono più risorse ed equità assistenza a rischio»

«Non ci sono i soldi» è il refrain che ci sentiamo rispondere ad ogni rivendicazione di risorse per garantire diritti costituzionalmente garantiti.È il caso della sanità, per la quale, dopo le lacrime di coccodrillo durante la pandemia sui tagli effettuati nell’ultimo decennio, oggi, secondo l’ultimo rapporto della Corte dei Conti, ci troviamo con risorse pari a 131 miliardi (nel 2022) nettamente inferiori a quelle della Germania (423 mld) e della Francia (271 mld), e con un rapporto spesa/Pil che, se nel nostro Paese è pari al 6.8%, in Spagna raggiunge il 7,3%, mentre vola in Francia (10,3%) e in Germania (10,9%).Ed è il caso dell’istruzione, per la quale il nostro Paese – ultimo in Europa – destina l’8% della spesa pubblica contro una media Ue 27 pari al 10%.Come certificato dall’Istat nelle stime preliminari del mese di marzo, abbiamo inoltre raggiunto il massimo storico delle famiglie in povertà assoluta, che oggi sono l’8,5% delle famiglie residenti; si tratta di 5,7 milioni di persone, tra le quali 1,3 milioni sono minorenni.Tuttavia, c’è un settore che sembra non subire mai il refrain di cui sopra: si tratta delle spese militari. Qui non solo non è mai arrivata alcuna spending review, ma si procede con passi da gigante all’aumento di spesa.Se già nel 2023 vi era stato un aumento di 1,8 miliardi, nel 2024 vi è stato un ulteriore balzo di 1,4 miliardi, con un innalzamento complessivo nel biennio del 12,5%, che ha portato per la prima volta nella storia il bilancio del ministero della Difesa a superare i 29 miliardi. Sempre per la prima volta nella storia, ben 10 di questi 29 miliardi sono destinati all’acquisizione diretta di armamenti.Di fronte a questi dati, si smaschera l’ideologia del debito e delle politiche di austerità: i soldi ci sono e sono tanti, ma le scelte politiche li destinano all’economia di guerra e agli interessi dei pochi contro il resto della società.
SONO ANNI CHE VENGONO TAGLIATI FONDI AL SISTEMA SANITARIO. DA QUNDO BERLUSCONI TRASFORMO' LA
UNITA' SANITARIA LOCALE  IN AZIENDA SANITARIA LOCALE. VIA VIA TUTTI I GOVERNI CHE SONO PASSATI, CHI PIU' CHI MENO, HANNO TAGLIATO LA SPESA SANITARIA. QUELLE CHE NON HANNO MAI TAGLIATO, ANZI SEMPRE FINANZIATO, SONO LE SPESE MILITARI, AUMENTATE MAGGIORMENTE CON LA GUERRA IN UCRAINA. PARLIAMO DI 21 MILIARDI DI EURO. PER LA SANITA' L'ATTUALE GOVERNO HA STANZIATO 4 MILIARDI CHE COPRONO A MALAPENA IL RINNOVO DEL CONTRATTO DEI LAVORATORI DELLA SANITA' E DEI MEDICI
MEGLIO TARDI CHE MAI
  




 
   UNA VIGNETTA VALE PIU' DI TANTE PAROLE.... 
LA SANITA' LOMBARDA




Spese militari contro la società

«Non ci sono i soldi» è il refrain che ci sentiamo rispondere ad ogni rivendicazione di risorse per garantire diritti costituzionalmente garantiti.È il caso della sanità, per la quale, dopo le lacrime di coccodrillo durante la pandemia sui tagli effettuati nell’ultimo decennio, oggi, secondo l’ultimo rapporto della Corte dei Conti, ci troviamo con risorse pari a 131 miliardi (nel 2022) nettamente inferiori a quelle della Germania (423 mld) e della Francia (271 mld), e con un rapporto spesa/Pil che, se nel nostro Paese è pari al 6.8%, in Spagna raggiunge il 7,3%, mentre vola in Francia (10,3%) e in Germania (10,9%).Ed è il caso dell’istruzione, per la quale il nostro Paese – ultimo in Europa – destina l’8% della spesa pubblica contro una media Ue 27 pari al 10%.Come certificato dall’Istat nelle stime preliminari del mese di marzo, abbiamo inoltre raggiunto il massimo storico delle famiglie in povertà assoluta, che oggi sono l’8,5% delle famiglie residenti; si tratta di 5,7 milioni di persone, tra le quali 1,3 milioni sono minorenni.Tuttavia, c’è un settore che sembra non subire mai il refrain di cui sopra: si tratta delle spese militari. Qui non solo non è mai arrivata alcuna spending review, ma si procede con passi da gigante all’aumento di spesa.Se già nel 2023 vi era stato un aumento di 1,8 miliardi, nel 2024 vi è stato un ulteriore balzo di 1,4 miliardi, con un innalzamento complessivo nel biennio del 12,5%, che ha portato per la prima volta nella storia il bilancio del ministero della Difesa a superare i 29 miliardi. Sempre per la prima volta nella storia, ben 10 di questi 29 miliardi sono destinati all’acquisizione diretta di armamenti.Di fronte a questi dati, si smaschera l’ideologia del debito e delle politiche di austerità: i soldi ci sono e sono tanti, ma le scelte politiche li destinano all’economia di guerra e agli interessi dei pochi contro il resto della società.


   Le lobbies delle armi non  mollano mai... come si dice
"Finchè c'è guerra c'è speranza"