|
||||||||
|
DAGOREPORT – PERCHÉ GIORGIA MELONI HA RINCULATO IMPROVVISAMENTE SULLE DIMISSIONI DI GIOVANNI TOTI? C'ENTRANO I TEMPI DELLA GIUSTIZIA: TRA INTERROGATORIO E TRIBUNALE DEL RIESAME SI POTREBBE SCAVALLARE IL 9 GIUGNO, GIORNO DELLE EUROPEE. E A QUEL PUNTO, MEGLIO TENERE TOTI IN GHIACCIAIA - NEL GOVERNO DUCIONI QUALCUNO AVRA' PENSATO: MEGLIO NON ABBANDONARE AL SUO DESTINO UN POTENTE COLLEGA NEI GUAI, NON SIA MAI CHE TOTI APRA COMPLETAMENTE LE VALVOLE E RACCONTI TUTTO CIÒ CHE SA… Cosa ha spinto Giorgia Meloni a rinculare pian piano sulla richiesta di dimissioni del governatore della Liguria Giovanni Toti. In un primo momento alla difesa sperticata di Toti da parte di Matteo Salvini, Fdi aveva risposto, attraverso Giovanni Donzelli, con un certo scetticismo, quasi a chiedere rapide dimissioni: “Se non chiarisce entro quindici giorni si dovranno trarre le conseguenze”. Lo stesso messaggio è arrivato da Guido Crosetto, che ha detto: “Non può governare stando ai domiciliari”. L’intransigenza degli ex missini si è poi via via attenuata, al punto che la Ducetta non solo ha elogiato Giovanni Toti, sostenendo che abbia ben governato, ma ha preso tempo (dicendo "Aspettiamo..."). Mentre “Repubblica” ne annuncia ogni giorno le imminenti dimissioni, in realtà l'uscita di scena del Presidente della Liguria sembra via via allontanarsi. Come mai? Da un lato pesano i tempi tecnici: i pm sono contro la revoca dei domiciliari e bisognerà aspettare l’interrogatorio e la pronuncia del Tribunale del Riesame. C'ERA UNA TALPA TRA GLI INVESTIGATORI DEL LIGURIA-GATE? – LA PROCURA DI GENOVA HA APERTO UN FASCICOLO PER RIVELAZIONE DI SEGRETO D'UFFICIO – ALDO SPINELLI TEMEVA I TROJAN: “EEE…C’ABBIAMO I TELEFONI SOTTO CONTROLLO. OCCORRE LIMITARE I CONTATTI TELEFONICI DIRETTI”. SIGNORINI: “MA A TE CHI TE L'HA DETTO?” – IL CONSIGLIERE COMUNALE “TOTIANO”, UMBERTO LO GRASSO, AVVERTI’ IL FORZISTA ITALO TESTA: “VEDI CHE STANNO INDAGANDO, NON FATE NOMI E NON PARLATE AL TELEFONO…” La Procura di Genova ha aperto un fascicolo per rivelazione di segreto d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sul comitato d'affari e corruzione che ha portato all'arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Il fascicolo, a carico di ignoti, è stato iscritto alla luce di quanto emerso dalle intercettazioni ambientali. È il 30 settembre 2020. I fratelli Testa, vengono a Genova per incontrarsi con alcune persone della comunità riesina. A quell'incontro si avvicina un uomo con la felpa e il cappellino. «Viene riconosciuto in Umberto Lo Grasso (consigliere comunale totiano). Che dice a Italo Testa: «Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono. Stanno indagando». Per tutta risposta Italo Maurizio Testa afferma: «Sì lo so, non ti preoccupare. L'ho stutato («spento» in dialetto siciliano, ndr)». Ma chi ha avvisato Lo Grasso? Una ipotesi è che vi sia appunto una talpa visto che Stefano Anzalone, totiano anche lui e indagato nell'inchiesta, è un ex poliziotto che ha dunque agganci tra le forze dell'ordine. L'altra ipotesi è che si possa trattare di una sorta di millanteria dello stesso Anzalone, che dopo le elezioni voleva togliersi di torno i fratelli Testa […] Meloni non lo difende, ma rilancia: via i trojan e separare le carriereLa risposta è cauta. Attendista. La stessa che ha confidato ai collaboratori più stretti negli ultimi giorni: “Giovanni Toti ha detto che avrebbe letto le carte e avrebbe dato le risposte. Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella Regione”, ha detto ieri la presidente del C on s ig li o Giorgia Meloni al festival della Ve r i t à a Milano. Una cautela di facciata – la premier vorrebbe le dimissioni di Toti per evitare contraccolpi elettorali – che non nasconde però la volontà del governo di replicare subito ai magistrati: Meloni ha annunciato la riforma della separazione delle carriere in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni e soprattutto il governo ieri sera ha dato parere favorevole all’ordine del giorno del deputato di Azione Enrico Costa che impegna l’esecutivo a eliminare il trojan per i reati non associativi, non legati alla criminalità organizzata.
|
|
IL SISTEMA TOTI È CROLLATO E SALVINI TREMA: IL “CAPITONE”, DA MINISTRO DEI TRASPORTI, GESTISCE LA FETTA PIÙ GOLOSA DEL PNRR (23 MILIARDI). SOGNAVA DI ESTENDERE IL “MODELLO GENOVA” A TUTTI GLI APPALTI PUBBLICI, IN PRIMIS IL PONTE SULLO STRETTO, PER RILANCIARSI COME "UOMO DEL FARE" – IL PROBLEMA RIGUARDA ANCHE LE CASSE DEL CARROCCIO: LA LEGA È IL PARTITO CHE OTTIENE PIÙ DONAZIONI, CON 1,1 MILIONI DI EURO DA EROGAZIONI LIBERALI NEL 2023, TRA CUI 30MILA DA UN COSTRUTTORE DI MESSINA (UN CASO?) – PER L'EX TRUCE DEL PAPEETE LE PREOCCUPAZIONI NON SONO SOLO POLITICHE: L'INCHIESTA HA ACCESO I RIFLETTORI SUI RAPPORTI TRA LA LEGA E I GRANDI IMPRENDITORI, NEL MOMENTO IN CUI SUL TAVOLO CI SONO FIOR DI QUATTRINI DEL RECOVERY - NON SOLO SPINELLI: ANCHE PIETRO COLUCCI, INDAGATO PER FINANZIAMENTO ILLECITO A TOTI, HA FINANZIATO LA LEGA - I TIMORI DEL PARTITO PER EDOARDO RIXI, FEDELISSIMO DI SALVINI E "GOVERNATORE OMBRA" IN LIGURIA... Ieri il Fatto ha raccontato le intercettazioni in cui l’imprenditore Aldo Spinelli, indagato anche lui per corruzione, spiegava all’allora presidente dell’Autorità portuale Paolo Signorini di aver fatto due bonifici – uno da 15mila euro il 25 maggio e un altro della stessa cifra il 31 agosto – alla “Lega per Salvini premier” per il progetto che riguarda le aree del Terminal Rinfuse. E spulciando l’elenco delle donazioni dalle imprese, tra chi ha versato l’assegno più pesante nelle casse di via Bellerio — pari a 30mila euro — c’è la “Ricciardello Costruzioni spa”, con sede nel Messinese. Il patron della società, Giuseppe Ricciardello, che è anche il presidente dell’associazione dei costruttori nella città sullo Stretto, è un grande sponsor del Ponte sullo Stretto: «È una sfida epocale». Un caso? Chissà.
“DEVE CERCARE DI SISTEMARE STI CARUSI” – LA TANGENTOPOLI AL PESTO È UN GUAIO ANCHE PER FORZA ITALIA: I GEMELLI MAURIZIO E ARTURO TESTA, ACCUSATI DI CORRUZIONE ELETTORALE PER AVER "FAVORITO" IL CLAN MAFIOSO DEI CAMMARATA, AVREBBERO SPOSTATO CENTINAIA DI VOTI SU TOTI, IN CAMBIO DELLA PROMESSA DI TROVARE POSTI DI LAVORO E ALLOGGI – LE INTERCETTAZIONI TRA MATTEO COZZANI, CAPO DI GABINETTO DI TOTI, E ALESSANDRO SORTE, COORDINATORE DI FORZA ITALIA (QUOTA FASCINA) IN LOMBARDIA: “LORO MI DICONO ‘500 VOTI’ LI POTREMMO ANCHE METTERE INSIEME PERCHÉ…” Gemelli, nati e cresciuti fra Caltanissetta e la vicina Riesi per poi trasferirsi dalle parti di Bergamo ed entrare in politica, i 64enni Italo Maurizio e Arturo Testa devono fare i conti con una pesante accusa: corruzione elettorale per favorire un clan mafioso, quello dei Cammarata che nel capoluogo ligure ha messo radici in Valpolcevera. Secondo la Procura di Genova erano in grado di spostare centinaia di voti sul partito di Toti. Consensi che sarebbero stati ricambiati dalla promessa di trovare posti di lavoro e alloggi agli elettori di questa comunità riesina sbarcata in terra genovese. TIRA PIÙ UN PELO DI DIGA....
L’INCHIESTA SUGLI APPALTI E LE PRESUNTE MAZZETTE A GENOVA POTREBBE ESSERE ALLARGATA AL PROGETTO DELLA MAXI-DIGA, LA PIÙ IMPORTANTE OPERA ITALIANA DEL PNRR (1,3 MILIARDI). L’ANAC L’HA MESSA GIÀ NEL MIRINO, E NELLE INTERCETTAZIONI DI ALDO SPINELLI E PAOLO SIGNORINI SE NE PARLA INDIRETTAMENTE: “BELIN, HAI FATTO LA DIGA, PUOI FARE QUELLO CHE VUOI” – L’OBIETTIVO DI SPINELLI È VENDERE LE QUOTE DELLA SOCIETÀ DEL TERMINAL RINFUSE, CHE GRAZIE AL PROGETTO VEDRÀ MOLTIPLICATO IL SUO VALORE - I GUAI PER IL GOVERNO E SOPRATTUTO PER SALVINI: VOLEVA APPLICARE IL "MODELLO GENOVA" ANCHE AL PONTE SULLO STRETTO Il progetto per la più importante opera italiana del Pnrr, la nuova e colossale diga del porto di Genova dal costo di un miliardo e 300 milioni compie il suo primo anno di cantieri e sembra spaventare le forze governative e quelle imprenditoriali assai più della retata che a Genova ha portato in carcere l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini […] e ai domiciliari il presidente della Regione Giovanni Toti e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli. Intanto, per dare un’idea dell’importanza della nuova diga […] (l’infrastruttura servirà per poter accogliere le mega navi che in questo momento sono soprattutto quelle di Msc), ecco l’intercettazione dell’ottobre 2022 in cui Spinelli invita Signorini all’ennesima gita a Montecarlo al volante della sua nuova Audi e gli prospetta un futuro roseo: «… belin hai fatto la diga puoi fare quello che vuoi… Paolo... perché qui... questi tre anni li devi usare bene... poi te l’ho detto, tu...noi ti facciamo un contratto con un ufficio a Roma di 300 mila euro all’anno». L’idea di Spinelli è quella di vendere quote del 55% della società (il 45% è di Gianluigi Aponte patron di Msc) che ha la concessione del Terminal rinfuse — ottenuta con la corruzione secondo la procura — e che grazie alla diga vedrà moltiplicato il suo valore. L’Anac, l’Autorità Anticorruzione, a marzo, ha concluso i suoi accertamenti durati due anni con una delibera di 50 pagine in cui contesta ad Autorità portuale e Commissario per la diga — entrambi i ruoli furono ricoperti da Signorini prima del suo passaggio in Iren — le procedure seguite, o meglio non seguite, per l’assegnazione dell’appalto. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini pensa di affidarlo con una procedura in deroga al consorzio Eurolilnk, con capogruppo di nuovo Webuild. […] Comunque, di diga di Genova e ponte sullo stretto di Messina se ne saprà di più il 14 maggio, quando il presidente di Anac Giuseppe Busia sarà alla Camera dei Deputati per l’annuale relazione sull’attività del 2023 del suo ufficio
|
|
|